di Roberto 48
Ho sempre pensato male del Mancini “d'Arabia” (per questo era meglio Totò) ed ora ne ho avuto la conferma da un caustico articolo apparso su Repubblica e firmato da Gabriele Romagnoli (25.10.2024). Ha usato parole molto dure, insolite, direi, per un personaggio che in qualche modo ha fatto la storia della Nazionale vincendo l'Europeo. Già l'inizio è una condanna: “Mai rovinare una bella storia con l'avidità”....niente svela un uomo quanto la sua disposizione a mettere il cartellino del prezzo all'alluce, nell'obitorio della propria dignità”.
Puoi anche aver fatto i milioni, anzi i petrodollari, come è chiamata la valuta dei paesi esportatori dell' Oro nero, ma dopo questo severo rimprovero non dovrebbe rimanere altro che la forza per scavarsi quella fossa dove tutti gli ideali sono sepolti. Il consiglio che dà il giornalista, avendo fallito clamorosamente la missione, è quello di “lasciarli (i soldi) sul tavolo e accomodarsi in classe economica : è andata così, non ha funzionato, mi avete già strapagato per il primo anno, può bastare, sto bene di mio, arrivederci a grazie. Invece.”
La lama affonda nelle carni molle. Mancini nella sua patetica avventura “non ha vinto la Coppa d'Asia, non stava andando ai Mondiali, non stava conquistando niente e nessuno. C'eravamo tanto amati, con Roberto Mancini”. E qui Romagnoli elenca tutti i momenti felici della sua carriera ma anche i fallimenti come quelli in maglia azzurra da giocatore. Perché allora ha deciso di sporcarsi la reputazione per trenta milioni con i quali “non si rivivono le notti a Marassi o a Wembley, si aumenta solo il saldo di un conto corrente da sbattere in faccia a un giornalista giapponese”.
C'è poi una cosa che mi ha fatto piacere leggere in questo aspro e pungente articolo ed è ciò che ho pensato avrebbe dovuto fare Mancini, prima o poi, dopo tante sue esperienze lontane da Genova e che l'editorialista riassume in poche parole a proposito del suo addio alla Nazionale: “Voleva dare uno schiaffo alla federazione? E allora torna alla Sampdoria da Cincinnato che si concede l'ultima guerra.”
E' brutto buttare nel cesso la propria immagine per il vil denaro (non è che non ne avesse, ma tantè per chi ne ha non basta mai) anche perché in genere sono operazioni che non si possono risanare. Rimane la macchia, per sempre, anche se da tifoso di vecchia guardia so che se davvero un giorno decidesse di sedersi sulla panchina blucerchiata tutto sarebbe dimenticato ma, per quanto mi riguarda, non per la sua moralità infangata, ma unicamente perché se c'è di mezzo la Samp cosa non si fa per vederla vincente?