di Roberto 48
Non immaginavo proprio di dovervi scrivere un'altra lettera specie dopo gli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto la Sampdoria. Un ribaltamento continuo della situazione che tuttavia non portava certezze ma solo una logorante attesa durata più di un mese.
Ma domenica mattina, recandomi al cimitero della Castagna a Sampierdarena per un dovuto omaggio, ho scoperto che non c'era la lapide della nostra squadra nonostante il funerale che aveva confermato quelle conseguenze nefaste. Ora non voglio essere blasfemo e quindi non posso usare il termine adatto, ma il custode, che è un vecchio saggio, mi ha detto che si è trattato di “ritorno alla vita” addirittura non conoscendo l'esito della partita in serata. Deve aver avuto qualche illuminazione. E comunque mi ha confermato che quelli che hanno officiato il rito per le strade di Genova sono gli epigoni dei loro padri che non avevano capito, come i loro figli, con chi avevano a che fare. Infatti in tempi assai lontani avevano preparato due onoranze funebri poi annullate, La prima il 7 giugno 1964 per lo spareggio a San Siro contro il Modena a cui, per loro grande dispiacere, posero rimedio Salvi e Barison. La seconda il 20 maggio 1973 con la Samp allo stadio Filadelfia per l'ultima giornata di campionato con il Torino. Si stava ancora sullo 0-0 quando al 50' minuto arrivo' da Bergamo la notizia del vantaggio da parte del Vicenza. Fu buio nero e totale: eravamo condannati alla retrocessione. Ma al 33' del secondo tempo Badiani stoppa una palla a centrocampo e lancia in verticale Loris Boni che fa uno slalom incredibile tra i giocatori granata sfociato in una rete liberatoria. Qualcuno disse che i torinisti si aprirono a ventaglio per farlo accomodare. Non so se sia vero ma se questo ha contribuito ad accrescere la vostra rabbia allora dico grazie Toro. Anche perché quell'anno siete stati promossi in serie A e probabilmente il nostro successo non vi ha fatto godere appieno il vostro. Come avvenne per il vostro quarto posto nel tempo del nostro scudetto. Vi conosco bene e so di non sbagliare. Me lo confermò quel giorno il mio amico Ninni acceso tifoso rossoblù che accogliendo noi festanti amici doriani all'ingresso della Società che frequentavamo ci disse “Son contento pe viatri” solo che stava piangendo...dalla rabbia.
Ma si sa che quando ci si salva in questo modo è facile che si paghi pegno l'anno successivo. E difatti il campionato 1973/1974 fu infausto sia per noi che per voi. Domenica 17 marzo 1974 pur con il gol in rovesciata di Maraschi il derby sancì la retrocessione per entrambe ma allora intervenne San Ripescaggio che salvò la Samp a scapito vostro. In quei giorni girò per Genova il famoso camioncino blucerchiato con il braccio che faceva la leva. Bisognerebbe tirarlo fuori se ancora esistesse. E comunque è una storia che purtroppo per voi si ripete ciclicamente. Non avete letto Giambattista Vico e la sua “Teoria dei corsi e ricorsi storici” e nemmeno Friedrich Nietzsche che con il suo “Eterno ritorno” affermava che la vita che noi viviamo la vivremo ancora, ancora, ancora, esattamente nello stesso modo per l'eternità. Quello che fece dire ironicamente a Woody Allen nel suo “Hannah e le sue sorelle” : “Splendido! Questo significa che io dovrò vedere ancora 'Holiday in ice!' “
Tutto ciò non vi ha insegnato niente e ci siete ricaduti. E' il vostro segno indelebile.
Ma la manifestazione della vostra rabbia l'ho avuta stamattina quando un mio fornitore (non voglio entrare nel merito) mi ha spiattellato davanti agli occhi lo smart con due filmati che secondo lui testimoniavano di un rigore negato alla Salernitana e il gol di Coda viziato da un fallo. E inoltre che la penalizzazione al Brescia doveva avvenire dopo il play out Salernitana-Frosinone ma ciò non è avvenuto per il disegno della Lega di salvare la Samp. Se fosse anche così la cosa mi farebbe maggiormente piacere. Il vostro livore è la nostra benzina per il viaggio del futuro.
Ma la spiegazione è molto più trascendentale.
In fondo credo che la nostra affermazione nello spareggio sia dovuta al fatto che il Nume del calcio non poteva permettere che una squadra di grande blasone come la Samp dovesse confrontarsi sullo stesso terreno che aveva visto le “imprese” di un' altra mediocre formazione della stessa città.
Ma ora vi saluto e per me potete pure tornare nel dimenticatoio.
Alla prossima, nell'eterno ritorno.
Roberto.